Molti di noi ereditano dai genitori e dai nonni più della sola forma del naso o del colore degli occhi. Le abilità, le professioni o le attività che i nostri antenati si sono sforzati di sviluppare nel corso della loro vita spesso possono diventare parte di chi siamo noi. Forse questo retaggio è ciò che ispira le generazioni future a seguire le loro orme o magari davvero è qualcosa che la famiglia “ha nel sangue”. In ogni caso, avere un retaggio lavorativo può far nascere un rapporto profondo e dare uno scopo mentre impariamo a conoscere la vita dei nostri antenati e vediamo come le loro esperienze influenzano le nostre. Le seguenti tre famiglie hanno un mestiere o un talento comuni a più generazioni. Queste professioni in comune sono state tramandate nel corso degli anni e uniscono le generazioni con un legame speciale di amore. Leggete le loro storie e poi scoprite come potete conoscere le professioni dei vostri antenati.
La famiglia Baker: all’opera tutti insieme
I Baker hanno fatto della loro attività una questione di famiglia, anche se hanno cambiato più volte lavoro. Henry Calvin Baker nacque nel 1889. Era un traslocatore di case e un muratore a Cuyahoga Falls, in Ohio. Il suo unico figlio, Harold Lea Baker, diventò apprendista quando era molto giovane; andava in giro con suo padre per imparare il mestiere. Harold aiutava il padre a costruire la casa di famiglia, dava una mano coi lavori manuali e contribuiva a spostare le case per il loro lavoro. Questa attività richiedeva una grande abilità e una notevole conoscenza strutturale per poter essere svolta in modo sicuro. Nei primi tempi usarono buoi e cavalli con argani e complicate attrezzature per lo spostamento nel delicato processo di sollevamento delle case e di trasporto nel nuovo posto in un unico blocco.
Henry aveva un grande successo ed era molto amato dalla comunità, ma ciò che più colpiva Harold di suo padre era la maniera in cui trattava chi era meno fortunato. Durante la Grande Depressione, Henry ricavò degli alloggi dal magazzino del loro giardino per le famiglie di due dipendenti. Permise loro di vivere lì piuttosto economicamente e li pagava indipendentemente che ci fosse lavoro o meno. Nel periodo natalizio, diede a ciascuna famiglia un biglietto contenente la comunicazione che l’affitto era stato pagato pienamente per tutto il mese.
Dopo aver partecipato alla Seconda guerra mondiale, Harold seguì le orme di suo padre mettendo a frutto la sua conoscenza di edilizia abitativa e avviò un’attività edile in Florida, una casa alla volta, partendo da zero. Non si fidava di nessuno esterno alla famiglia per produrre l’alta qualità lavorativa insegnatagli dal padre, quindi i suoi quattro figli, Rick, Rand, Rob e Ron Baker, furono di necessità reclutati per questo lavoro. Alla fine, la famiglia si trasferì in Ohio, dove Harold, assieme alla moglie e ai figli, trasformò 100 acri situati a Tallmadge in un campo da golf e in un ampio laghetto balneabile chiamati Baker’s Acres. Ci volle moltissimo lavoro, quindi tutti contribuirono nella famiglia man mano che cresceva. Livellarono il terreno, installarono il sistema di irrigazione, curavano il prato, gestivano il circolo, verniciavano le strutture, monitoravano il laghetto, servivano gli ospiti del circolo, e lo facevano come famiglia, tutti insieme.
Quando arrivò il turno dei nipoti, anche loro lavorarono al campo da golf. La mattina presto, Harold vedeva il nipote Zak Baker, che stava spesso dai nonni, e gli diceva: “Ehi, andiamo a dare un’occhiata al campo”. Saltavano su un’auto da golf e giravano per il campo. Harold indicava le piante commestibili selvatiche nei boschi circostanti e insegnava a Zak lezioni di vita, come ad esempio essere un uomo di parola, e il valore del lavoro duro. Zak imparò tutto quello che sapeva sull’essere un buon marito, padre e uomo mentre lavorava con suo nonno sul campo da golf. Baker’s Acres fu venduto nel 2001, mettendo fine a un periodo di cinque generazioni di Baker che sono cresciuti insieme, hanno lavorato insieme, hanno imparato insieme e hanno amato insieme.
La famiglia Papa: un retaggio di educatori di bambini
Kathryn Papa Melzer ha l’insegnamento nel DNA. Il suo quintisavolo era Orson Spencer, primo rettore della University of Deseret, che in seguito divenne la University of Utah. La figlia di Orson, Aurelia Spencer Rogers, si sentì spinta ad avviare un’organizzazione per i bambini della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Aiutò a organizzare la Primaria a Farmington, nello Utah. Kathryn ha sentito numerose storie su Aurelia a casa e in chiesa. Le hanno dato un profondo senso di appartenenza, in quanto sa di essere legata a una persona importante e ispirata che le ha lasciato un grande retaggio. Ha pensato che, se era una discendente di Aurelia, anche lei doveva essere importante.
Kathryn adora queste parole di Aurelia: “I nostri figli sono i nostri gioielli, abbiamo calcolato bene il costo; che i loro angeli li proteggano sempre e che nessun bambino vada perso”.
La pronipote di Aurelia, Beatrice Rogers Papa, era la nonna di Kathryn e un’insegnante amata. Insegnò nel nord dell’Arizona per molti anni, di cui tredici nella riserva indiana dei Navajo. Morì quando Kathryn aveva circa dieci anni, ma Kathryn ricorda fotografie di sua nonna assieme agli alunni Navajo. Da queste fotografie, Kathryn ha avuto l’impressione che gli insegnanti erano onorati e speciali.
Sul punto di morte, il nonno di Kathryn disse al papà di lei, Donald Rogers Papa, di perseguire un’istruzione. Donald fece le valigie e in autostop si recò alla Eastern Arizona University, dove iniziò gli studi accademici. Donald portò avanti il retaggio di insegnante, conseguendo una laurea in insegnamento alla Arizona State University.
Donald insegnò alle scuole medie per molti anni. In seguito seguì le orme di sua madre, insegnando alla scuola elementare di una riserva indiana nelle vicinanze: la comunità indiana di Salt River Pima Maricopa. Qui Donald ebbe un alunno di prima media che in seguito avrebbe avuto un figlio che Kathryn ha adottato. Mentre faceva conoscenza con i genitori biologici di suo figlio nella sala d’attesa di un ospedale, Kathryn ha scoperto che il padre conosceva e amava il signor Papa. Kathryn ha capito che la mano di Dio era nei dettagli della loro vita, preparando la via anni prima che venisse percorsa.
La nonna materna di Kathryn, Pearl Clement Nichols, che ora ha 91 anni, è per lei un esempio di cosa significhi prendersi cura dei nostri gioielli. Viveva nelle vicinanze e i fratelli e i cugini di Kathryn passavano molto tempo con lei e a casa sua. Insegnò alla terza elementare presso la Whittier Elementary per quasi tre decenni. Da bambina, a Kathryn piaceva giocare con il materiale didattico in eccesso che sua nonna portava a casa. I cugini e i fratelli di Kathryn spesso giocavano a fare gli insegnanti, mettendo i voti a finti compiti con penne rosse. Da bambina, Kathryn la aiutava nella sua classe durante l’estate. L’amore che Kathryn ha per temperare le matite, tenere in mano le fotocopie calde appena uscite dalla fotocopiatrice, scrivere alla lavagna e annusare l’odore dei libri nuovi è cominciato fin da quando era piccola. Sapeva di voler un’aula tutta sua da decorare e predisporre e voleva programmare e prepararsi per i bambini a cui avrebbe insegnato. Quando era bambina, a ogni festa in cui ci si travestiva da cosa si voleva fare da grandi e a ogni questionario per conoscersi meglio, Kathryn sceglieva di essere un’insegnante.
L’insegnamento è da molto tempo una caratteristica di famiglia da entrambi i lati della famiglia di Kathryn: il suo quintisavolo, le sue nonne e suo padre. Sua madre non si è mai laureata, ma ha lavorato presso la scuola elementare di Kathryn mentre lei la frequentava. Anche due sorelle, un fratello e una cognata di Kathryn sono insegnanti.
Kathryn ha tratto forza dalla consapevolezza di avere un talento tramandato di generazione in generazione. Spesso compativa la nonna Pearl per le giornate frustranti. Quando legge diari e poesie dei suoi antenati e guarda le loro fotografie, si sente profondamente legata alle loro esperienze e ai loro sentimenti. Quando Kathryn era un’insegnante di scuola elementare, i suoi familiari la aiutavano a mettere i voti ai compiti degli studenti, le portavano a scuola l’occorrente se lo dimenticava e le massaggiavano i piedi gonfi dopo una lunga giornata di insegnamento quando era incinta di due gemelli. Dopo la nascita dei gemelli, Kathryn ha usato la sua esperienza e il suo retaggio per organizzare una scuola dell’infanzia a casa sua, per insegnare ai bambini in chiesa e per fare scuola ai propri figli a domicilio. Inoltre, si preoccupava di educare e istruire i bambini sempre, non solo in classe. Kathryn si unisce alla sua antenata Aurelia nell’affermare: “I nostri figli sono i nostri gioielli”.
La famiglia Valastro: sognatori italo-americani
Buddy Valastro, più comunemente noto come il boss delle torte, dice di aver imparato moltissimo da suo padre grazie all’esempio. Entrambi i nonni di Buddy erano fornai nati a New York City. Tornarono in Sicilia dopo aver guadagnato un po’ denaro, ma i tempi erano difficili in Italia durante la Seconda guerra mondiale. Spesso la cena di famiglia consisteva in teste di pesci e un’unica arancia da condividere.
Il padre di Buddy aveva tredici anni quando tornò negli Stati Uniti. Riteneva che fare il pane fosse una lavoro che pesasse sulla famiglia perché ci si doveva alzare a mezzanotte per iniziare l’impasto per il giorno successivo. Voleva una vita migliore per la sua famiglia, ma l’attività di fornaio era nel suo DNA, così trovò impiego presso una pasticceria, dove lavorò come lavapiatti per il proprietario. Quando andò in pensione, questi finanziò un mutuo affinché il padre di Buddy comprasse la pasticceria a condizione che ne mantenesse il nome, Carlo’s Bakery.
Il padre di Buddy sapeva che cosa significasse avere fame. Durante le vacanze, caricava il camion delle consegne con gli avanzi di torta e li portava ai centri accoglienza per i senzatetto. Durante un viaggio in Sicilia, Buddy vide suo padre dare una mancia di 100 dollari ai bambini che per strada si offrivano di portargli le valigie. Quando Buddy gli chiese spiegazioni al riguardo, suo padre disse: “Anch’io ero così una volta”. La compassione di suo padre ha lasciato un’impressione duratura su Buddy, che ora porta anche i suoi figli ad aiutare nei centri per i senzatetto. “Voglio che sappiano come contraccambiare e che alcune persone non hanno nulla”, dice.
Quando aveva undici anni, Buddy si è messo nei guai giocando con i fiammiferi in un bosco. Suo padre gli disse che era il momento di venire a lavorare con lui. Durante il tragitto, Buddy immaginava che avrebbe prodotto bellissime torte tutto il giorno. Tuttavia, una volta arrivati alla pasticceria, il padre di Buddy lo portò nel bagno e gli indicò il gabinetto. “Puliscilo”, gli disse. Suo padre non disse mai che lui doveva fare il pasticcere, ma voleva che sviluppasse un’etica lavorativa, che sapesse come svegliarsi presto la mattina e che capisse tutti i suoi dipendenti se avesse deciso di portare avanti la pasticceria.
Buddy passò a lavare i piatti e alla fine a fare i dolci. Gli piaceva tantissimo. Quando aveva 17 anni, lo colpì una tragedia. Suo padre morì. Era un uomo profondamente riverito da tutta la comunità, ma soprattutto dai suoi dipendenti. Buddy aveva un’eredità pesante da assumersi, ma non aveva idea di quello che stava facendo. Era molto inesperto. Decise che, a prescindere da quello che ci sarebbe voluto, avrebbe fatto andare avanti con successo la pasticceria seguendo i valori imparati da suo padre e dai suoi nonni. Gli avevano insegnato che, se si lavora sodo e si è brave persone, si può dare un buon futuro ai propri figli. Nello sperimentare fallimenti e successi, Buddy ha spesso ricordato le parole di suo padre: “Quando lavori, ti deve ribollire il sangue. Sei tu che dai il ritmo attorno a te”.
Buddy ha ampliato l’azienda da 30 dipendenti a oltre 1200. Nonostante tutti i suoi conseguimenti lavorativi, Buddy crede che il suo successo più grande sia la sua famiglia. La loro vita è incentrata sul cibo. Spesso si può trovare la famiglia attorno al tavolo impegnata a conversare — i cellulari non sono consentiti — parlando del mondo, condividendo storie di famiglia e imparando gli uni dagli altri che cosa significa mettere cuore e anima nel lavoro.